CIBO VEGANO E ARTE
Il cibo è per l'Arte una fonte inesauribile di ispirazione. Questo è ovviamente una necessità fisica, in primo luogo, ma diventa anche un bisogno estetico e spirituale: gli esseri umani infatti, nel contempo, cercano anche di creare le condizioni per soddisfare la necessità di bellezza. Ed ecco che un semplice piatto di minestra si può trasformare in qualcosa di gradevole alla vista, oltre che al palato. Pertanto il cibo non è solo un bisogno primario, ma è anche materia plasmabile, da ammirare, da offrire, da percepire con tutti i sensi.
Cibo inteso come un piacere della vita, spesso accostato alla sensualità e alla sessualità. Lo testimoniano le tante locuzioni gastronomiche frequenti nella lingua italiana: mangiare con gli occhi, divorare con lo sguardo, consumare un matrimonio, nutrire appetiti sessuali e poi anche la famosa acquolina in bocca. Molti potrebbero pensare che tutto ciò non ha nulla a che vedere con la cucina vegana, spesso interpretata come una orma di autopunizione che allontana dai piaceri della tavola. Ma non è così. Finalmente la società dei consumi e del fast food ha compreso l'importanza di una dieta sana a base di prodotti della terra, eliminando del tutto le carni e i loro derivati, a vantaggio della nostra buona salute, di quella dei nostri amici animali e dell'ambiente.
La cucina vegana comunque non è un'invenzione dei nostri tempi, anticamente era molto praticata, come testimoniano varie raffigurazioni murali e tombali degli Etruschi, dei Romani e addirittura le catacombe del periodo cristiano. Ed anche il Medioevo, austero e talvolta bacchettone, pur non esaltando il cibo come fonte di piacere, raffigura spesso la raccolta del grano, dell'uva e dell'olio evidenziandone l'energia cromatica e la varietà e l'equilibrio delle forme. E poi che dire della celeberrima "Canestra di frutta " del Caravaggio? E del suo "Bacco adolescente " e di tante sue altre opere similari? Tutte contengono fedeli riproduzioni di frutta e verdure con le loro varie tonalità di colore e le loro piccole imperfezioni.
E poi Arcimboldo, il Carracci e tanti altri ancora sino ad arrivare ai moderni De Chirico, Guttuso, Magritte e persino Warhol con i suoi cibi "industriali ". E per finire, però, facciamo un salto indietro, ancora nel Rinascimento italiano, per evidenziare la figura di due pittrici, sconosciute al grande pubblico ma che possono essere considerate due vere e proprie rappresentanti del mondo gastronomico vegano: la milanese Fede Galizia e la bolognese Giovanna Ganzoni.
Entrambe sono esponenti di una corrente naturalistica che riproduce il cibo, soprattutto frutta, in tutta la sua varietà cromatica, con dovizia di particolari e attenzione ai giochi di luce. La storia della raffigurazione pittorica dei cibi è forse vecchia quanto l'uomo, ed è per noi un immenso catalogo di usi e costumi di genti e civiltà.
In particolare, infatti, questo blog vuole essere un viaggio tra i sapori e i colori vegani del Salento, raffigurati artisticamente nelle rielaborazioni del Maestro Giorgio De Cesario.

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